Jim Henson – The Storyteller

Jim Henson è celebrato ancora oggi come uno dei principali innovatori della storia della televisione: il creativo è stato infatti l’iventore dei Muppet, i noti pupazzi mezzi marionette, mezzi burattini (marionettes + puppets). La serie prescolare “Sesame Street“, in onda dal 1969, è ormai giunta alla sua cinquantunesima stagione, confermandosi lo show più longevo e più seguito dal suo target, almeno per quanto concerne gli Stati Uniti. In Italia il programma non ha mai conseguito gli stessi risultati e solo una manciata di episodi sono stati trasmessi dalla Rai negli anni ’70 con il titolo “Sesamo apriti!“.

La fortuna di Henson in Europa si deve piuttosto al suo “The Muppet Show” (1976), spin-off dai contenuti più maturi di “Sesame Street“, che attraverso gli anni si è confermato come vero e proprio fenomeno di culto.

Da “Fraggle Rock” (1983) a “Bear nella grande casa blu” (1997), le produzioni di Henson e di chi ne ha raccolto il marchio e l’eredità sono sempre state garanzia di qualità, divertimento ed originalità.

Ma Henson non è stato solo questo: a partire dal 1982, anno di debutto di “The Dark Crystal“, il suo immaginario ha assunto tinte fantastiche sempre più marcate.

Henson dichiara in un’intervista con Judy Harris per Cinefantastique:

“Stiamo cercando di avvicinarci a un senso di realismo, andiamo in direzione di una realtà fatta di creature che siano effettivamente vive e stiamo mescolando i burattini con tutte le altre tecniche. Si tratta della stessa categoria in cui rientrano E.T. o Yoda, quando cerchi di creare qualcosa che le persone trovino credibile…”

Fu questo moto a spingerlo all’ideazione di uno strumento che andasse oltre i tradizionali pupazzi: nascono così le “creature” che danno il nome al “Jim Henson’s Creature Shop“, attivo dal 1979 proprio in funzione della realizzazione del film in questione.

Due momenti da “The Dark Crystal”

Il film, certo non di facile fruizione, ebbe risultati piuttosto deludenti al botteghino, dovuti in parte anche alla difficoltà di trovare un proprio pubblico. Le atmosfere cupe e l’ambientazione esplicitamente ispirata alle fiabe dei fratelli Grimm restituivano un gusto tetro alla pellicola, quasi macabro.

Con il passare degli anni, tuttavia, “The Dark Crystal” si è conquistato una nicchia importante di appassionati ed è stato in grado di dare origine persino ad una serie sequel per Netflix nel 2019.

Sempre insieme a Brian Froud, designer concettuale del film precedente, Henson ha modo di limare lo stile negli anni successivi.

In un’intervista con Adam Pirani per Starlog Magazine, afferma:

Volevo realizzare una pellicola più leggera, con più senso dell’umorismo, poiché “The Dark Crystal” si era rivelato piuttosto pesante – molto più pesante di quanto volessimo. Ora volevo fare un film che avesse protagonisti con più personalità e che interagissero meglio.

Labyrinth” (1986) è il coronamento della carriera di Henson e l’ultimo film da lui diretto. Con un sapiente mix di fantasy e commedia, di attori in carne ed ossa e di creature, di fiaba e di musica, si rivela esattamente quanto più vicino alle aspettative del regista. Tuttavia anche in questo caso il pubblico non comprende subito la portata del fenomeno, che si amplifica solo dopo l’uscita del film in home video.

Al di là dei risultati al botteghino, “Labyrinth” rimane ancora oggi un modello di come convogliare contenuti adulti in una cornice onirica e un’ispirazione per i cineasti che ne hanno seguito le orme, complici la sceneggiatura di Terry Jones e l’influenza della narrativa ottocentesca.

Due momenti da “Labyrinth”

L’universo immaginario del padre suscitò fin da giovane in Lisa Henson la curiosità per la fiaba e la leggenda, tanto da incorniciarla, nel 1983, con una Laurea in Folklore e Mitologia presso l’Università di Harvard. Fu proprio da una sua idea – animare le fiabe classiche con l’uso delle creature di famiglia – che nacque nel 1987 “The Storyteller“.

Dirà Jim Henson:

È nostra responsabilità continuare a raccontare queste storie e farlo in maniera che siano di insegnamento e di intrattenimento e che diano significato alle nostre vite. Non è solo un dovere, è qualcosa che dobbiamo fare perché amiamo farlo.

The Storyteller” è una serie antologica che mette in scena, così come diverse produzioni coeve, storie appartenenti al folklore classico riadattate dalla penna di Anthony Minghella. Si sviluppa in nove episodi, tutti accompagnati dalla narrazione di John Hurt e del suo fedele cane, un pupazzo con la voce in lingua originale di Brian Henson.

Il cast vede la presenza di alcuni dei più validi attori del teatro e del cinema inglese a fianco di creature fantastiche, più o meno verosimili: la sensazione restituita è quella di trovarsi immersi in un universo parallelo, sempre in bilico tra il sogno e l’incubo.

Il primo episodio della serie, dal titolo “Hans My Hedgehog“, si garantì nel 1987 un Emmy come miglior programma per bambini, ma verrebbe da domandarsi anche in questo caso se i bambini fossero davvero i principali destinatari del prodotto.

Un’ottima serie per bambini

In Italia debutta nel 1989 con il titolo “Storie davanti al caminetto“: quest’edizione vede protagonisti, nei ruoli rispettivamente del narratore e del suo cane, Gianni Musy e Sandro Pellegrini. L’adattamento è piuttosto fedele all’originale, ma alcune scelte linguistiche, soprattutto per quanto concerne lo stesso storyteller, tradiscono un tentativo di mediazione tra il registro alto, alle volte aulico, del personaggio (sdrammatizzato dai buffi interventi del suo cane) e la scarsa competenza del pubblico italiano. Si tratta comunque di un ottimo lavoro, supportato dalla bravura degli interpreti. Peccato che da allora non si sia più visto!

A partire da metà anni ’90 la serie verrà replicata all’interno del contenitore “Solletico” con un doppiaggio italiano tutto nuovo ad opera della Royfilm (con i dialoghi di Giorgio Tausani e la direzione di Renzo Stacchi) e il suo titolo originale ripristinato. Qui le voci dei due protagonisti appartengono a Michele Kalamera e Silvio Noto: questo adattamento è meno asciutto del precedente e le interpretazioni dei personaggi principali restituiscono maggior vivacità e colore alla narrazione. Purtroppo la Rai non si smentisce e decide di amputare diverse scene da ciascun episodio, riducendolo alla durata di 20 minuti: spariscono così alcuni dei passaggi più violenti e dei riferimenti più cruenti, ma le ragioni potrebbero essere ricercate più nel minutaggio dedicato al segmento che in una volontà censoria. Alcuni bruschi salti nell’audio confermerebbero che l’operazione si sia svolta solo a lavori conclusi, con un taglia e cuci ad opera della redazione.

Anche quest’edizione non verrà mai replicata e “The Storyteller” di Jim Henson sparirà definitivamente dai palinsesti italiani.

La stessa sorte toccherà allo spin-off dedicato ai miti greci, “The Storyteller: Greek Myths, del 1991. Trasmessa in Italia sempre all’interno di “Solletico” nel 2000, ma forse già doppiata da alcuni anni, la serie vede Michael Gambon succedere a John Hurt nel ruolo di narratore, sempre affiancato dal fedele cane. Il focus, come chiaro, sono in questo caso episodi appartenenti alla mitologia greca, rielaborati e raccontati in perfetta continuità stilistica con la serie madre.

L’edizione italiana conta sui dialoghi di Lily Tirinnanzi e la direzione di Claudio De Davide per la T.D. Production. La voce di Gambon è quella di Paolo Ferrari, mentre è lo stesso Claudio De Davide a doppiare il cane. Anche stavolta il cast di contorno è composto da attori di primordine che restituiscono pienamente il gusto teatrale dell’opera.

Ahinoi, la volontà di rimaneggiare e adeguare gli episodi agli standard del contenitore non ha riguardi per niente e nessuno, neppure per i classici.

Anche questo spin-off in Italia sprofonderà nell’oblio, non potendo mai contare su alcuna trasmissione integrale.

“The Storyteller: Greek Myths”

Se la fortuna non ha baciato lo show in Italia, il culto di “The Storyteller” sopravvive all’estero e le sue storie proseguono in una serie a fumetti edita da BOOM! Studios. Si vocifera, inoltre, di un possibile rifacimento dello show per mano di Neil Gaiman, estimatore di lunga data dell’opera di Henson.

Speriamo, insomma, di poterne tornare a parlare presto e congediamoci – per ora – al suono della bella colonna sonora della serie, composta da Rachel Portman.

Andrew Marini

Nato a Brescia nel 1991, sono amministratore della community de "Il mondo dei doppiatori". Dalla mia passione per cinema, doppiaggio e animazione nel 2015 ha preso vita "Looneyverse - Guida italiana ai Looney Tunes".
Con l'associazione "Gli Artigiani delle Nuvole" propongo laboratori di educazione al cinema e al fumetto destinati a bambini e adolescenti.

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  1. Al sito si accede solo su invito, però! Potresti condividere la cover con noi? Grazie!

  2. Aggiungo uno scoop che nessuno sa : che il film era gia' disponibile in italiano su Cinemageddon dal 2016 !…